Dott.ssa katrin Di Lorenzo

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Dott.ssa Katrin Di Lorenzo

Psicologa – Psicoterapeuta

Coronavirus: le lezioni che gli adolescenti possono insegnare a noi adulti

Gli adolescenti di oggi non sono quelli definiti dai soliti cliché. Temprati da questa situazione pandemica non priva di difficoltà, ecco come sono realmente e cosa possono insegnarci

Scostanti, bizzosi, volubili: se si chiede a un adulto di descrivere un adolescente, con ogni probabilità utilizzerà qualcuno di questi aggettivi. E invece, soprattutto durante questo momento di grave crisi, si stanno rivelando ben altro.

Rispettosi delle regole, analitici rispetto al futuro, facilitatori della trasformazione digitale dentro le famiglie, delusi dalle istituzioni lente a reagire, ma fiduciosi nelle risorse solidali di una riscoperta comunità nazionale: è questo l’identikit dei giovani italiani, così come tratteggiato dall’ottava edizione dell’Osservatorio Giovani e Futuro di MTV, l’indagine sugli under 30 italiani promossa da ViacomCBS Networks Italia, in relazione all’emergenza sanitaria in corso.

La ricerca è stata condotta su un campione di 1.000 ragazzi tra i 16 e i 30 anni, rappresentativo della popolazione italiana per età, genere e aree geografiche. Le interviste – metodo CAWI, online – sono state realizzate alla fine di marzo 2020.

«MTV ha un rapporto storico con le giovani generazioni. In particolare, con l’Osservatorio Giovani e Futuro nato nel 2013, ancor di più conosciamo da vicino il loro punto di vista, i valori e i bisogni spesso relegati a una rappresentazione collettiva non fedele alla reale consapevolezza di una generazione capace e motivata a farsi carico del proprio futuro – commenta Andrea Castellari, EVP e Amministratore Delegato ViacomCBS Networks Italia, Medio Oriente e Turchia – I dati che abbiamo raccolto durante questa emergenza sanitaria puntano dritti ad una conclusione: dobbiamo ripartire dai giovani, ribaltando la cronica condizione di marginalità economica, sociale e culturale in cui si trovano».

Ma che profilo fuoriesce da questo sondaggio? In generale, i nostri giovani sono i cosiddetti on-lifers, i veri acceleratori della trasformazione digitale: interpreti per eccellenza della compenetrazione tra online e offline, i ragazzi stanno dettando all’interno delle famiglie la propria originale agenda di consumo mediatico, svecchiando stili di vita, abitudini e convenzioni decennali.

Non solo, il 36% sta riscoprendo relazioni importanti che prima dava per scontate e il 38% pensa che la propria famiglia sarà più unita, al termine dell’emergenza; il 23% dei ragazzi non nasconde, tuttavia, che passare molto più tempo con i familiari sia un elemento di stress.

Per quanto riguarda le istituzioni, la bilancia della fiducia pende in maniera evidente verso le organizzazioni – pubbliche o private – che hanno saputo dare prova di incisività (l’82% del campione ha fiducia nella Protezione Civile, mentre il 79% nelle aziende private che hanno fatto donazioni). Deludono, in questo senso, le istituzioni sovranazionali, la cui gestione della questione Covid19 non ha convinto i ragazzi.

Dal punto di vista emozionale, i ragazzi vivono la situazione indotta dal Covid19 con un caleidoscopio di emozioni: preoccupazione, stress, ma anche fiducia e voglia di impegnarsi. La pandemia infatti ha ridestato fortemente la volontà dei giovani di mettersi al servizio della comunità: il 51% ha trovato il modo di rendersi utile per parenti stretti e vicini di casa; il 22% ha iniziato a partecipare a iniziative di volontariato e il 35% ha promosso e/o partecipato a raccolte fondi o donazioni.

Una nuova generazione quindi, pronta a farsi carico del mondo che verrà: «Assolutamente, ho trovato loro e la loro categoria responsabili nei confronti della grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo – commenta la dottoressa Katrin Di Lorenzo, psicologa e psicoterapeuta, a proposito dei suoi pazienti più giovani – Sì, forse qualcuno ha continuato all’inizio a uscire con gli amici, ma abbiamo visto anche molti adulti non aver da subito (e anche in seguito) capito la gravità della situazione.

Non ho amato ascoltare luoghi comuni denigratori verso i giovani, credo siano affermazioni non reali e poco utili; i ragazzi, per esempio, si sono preoccupati molto per i loro nonni e ricordiamo che questi adolescenti sono quelli che più di noi sono affezionati ai nonni: sono stati cresciuti da loro, mentre i genitori lavoravano entrambi.

Trovo spesso i miei pazienti adolescenti molto informati su temi come il riscaldamento globale, la povertà di certi Paesi e le fragilità di alcune minoranze, sono attenti e curiosi e in questo periodo di quarantena si fanno domande sul futuro, su come evolverà la situazione, su cosa potrebbe accadere.

Poi certo sono anche contenti di non andare a scuola, magari anche felici di poter giocare online con i loro amici, ma non confondiamo aspetti consoni alla loro età con superficialità e menefreghismo».

Gli adolescenti sono spesso additati di essere superficiali, arroganti, viziati… e invece, il sondaggio condotto da Osservatorio Giovani sostiene il contrario: conferma?

«Sì, sono attenti, cercano notizie attendibili e spesso sono loro a prendere in giro i genitori che non sanno distinguere online le notizie fake. Gli adolescenti di oggi non sono arroganti o trasgressivi, magari lo fossero, noi confondiamo il sano bisogno di crearsi una propria identità con la trasgressione e l’arroganza che erano proprie della nostra generazione.

Agli adolescenti di oggi bisogna spiegare il senso delle cose, bisogna chiedere di collaborare, hanno bisogno di sentirsi parte attiva della famiglia, della società e delle problematiche da affrontare, hanno bisogno di sentirsi utili.

L’adolescente di oggi non lotta per trasgredire, ma per non sentirsi fallito; nella situazione che stiamo vivendo sarà di grande aiuto per lui essere coinvolto in prima persona responsabilizzandolo, dandogli incarichi non come ordini, ma come collaborazioni in cui loro sono importanti e fondamentali: aiutare nei compiti i fratelli più piccoli, prendersi cura degli animali domestici, cucinare, aiutare la mamma che è andata da sola a fare la spesa e arriva con molte borse pesanti o spiegarle come fare la spesa online…

Se siamo a tavola e stiamo ascoltando il telegiornale, chiediamo loro cosa ne pensano, cosa farebbero loro se fossero al potere, se avessero la responsabilità della situazione: facciamo loro domande specifiche su problematiche singole e reali, aiutiamoli a sentirsi parte attiva e utile della famiglia e della società».

Quali sono le maggiori difficoltà che possono vivere in questo periodo? Quali le mancanze? Cosa si stanno perdendo della loro età a causa di quest’emergenza?

«Sicuramente non vedere gli amici è per i ragazzi la più grande perdita in questa situazione, nonostante io abbia trovato adolescenti consapevoli e responsabili, tutti dopo le prime settimane dicono di sentirsi in difficoltà e un po’ soli senza poter incontrare i loro amici.

L’adolescente è per natura in questa sua fase evolutiva spinto verso l’esterno, la famiglia e la casa non sono più il loro unico luogo d’amore e il “fuori” serve loro per confrontarsi e relazionarsi con parti di sé che devono crescere e andare oltre i legami famigliari primari.

È importante dare loro in casa la giusta privacy per poter incontrare online i propri amici con videochiamate e chat di gruppo, non è il momento di preoccuparci troppo se passa più tempo a giocare online con i suoi amici. In questa fase di chiusura forzata è fondamentale che la rete amicale possa essere “frequentata” con gli strumenti e nei modi che sono ora possibili.

Chi faceva sport potrebbe avere conseguenze negative rispetto all’umore e alla visione del proprio corpo, invitiamoli ad allenarsi a casa per quanto possibile: lasciamogli a disposizione degli spazi e non sminuiamo il tempo che dedicano a questa attività».

Come questa prova li segnerà a livello psicologico? Quali possono essere le conseguenze?

«Questa prova mette tutti a contatto con la vulnerabilità propria dell’essere umano e gli adolescenti sono per definizione in una fase evolutiva in cui il contatto con la morte è molto sentito. Iniziano in questi anni a prendere consapevolezza di un corpo che cambia e che questo cambiamento porta all’inevitabile fine a cui tutti gli esseri umani sono destinati. Questa è una consapevolezza delicata, che deve però necessariamente strutturarsi in loro.

L’attuale grave emergenza sanitaria risuona necessariamente in questo aspetto appena descritto, è importante non lasciarli soli per evitare che l’angoscia provata sia troppo grande. Bisogna essere chiari usando dati e fonti credibili e attendibili e infondere in loro la speranza che se tutti collaboriamo potremo superare questa situazione di crisi, non hanno raggiunto in questo ambito ancora una maturità tale da renderli autonomi.

È importante iniziare a far comprendere loro che tutto riprenderà con calma, non passeranno un’estate uguale a tutte le altre, le vacanze saranno diverse e, forse, anche a settembre la situazione sarà diversa. Questo è bene che inizino a visualizzarlo e a elaborarlo».

Quali sono le lezioni che si porteranno dietro? E quali quelle che potrebbero insegnare a noi adulti?

«Se aiutati a contenere le paure, se responsabilizzati nei compiti che possono svolgere per aiutare e rispettati nei loro bisogni di privacy e relazione con i pari, potranno imparare che una grave crisi può essere affrontata non negando la paura, ma restando uniti e consapevoli che collaborando si possono superare anche i momenti più faticosi.

Forse avranno una nuova prospettiva dopo, forse avranno più chiare le priorità e le cose davvero importanti, ma hanno bisogno di rispetto, fiducia e supporto.

Inoltre, osserviamoli meglio: si stanno dimostrando maturi, pazienti e responsabili. Forse noi adulti potremmo imparare da loro, che in questo sono più abili di noi, a essere meno rigidi, a reinventarci, a non sapere sempre come andrà a finire e cosa sia giusto fare.

Spesso noi grandi ci poniamo come più esperti della vita, come chi ha le risposte giuste perché ci è già passato. Gli adolescenti vivono invece nell’età dell’incerto, del dubbio, del non sicuro: sono in un tempo di mezzo. Ecco: ora siamo tutti in questo tempo di mezzo pieni di incertezze e, ci tocca ammetterlo, sono loro a essere più esperti di noi».

Infine, in questo tempo di disperazione, hanno delle speranze per il futuro? Se sì, quali?

«I giovani hanno speranza che l’ambiente si possa curare, che le minoranze saranno accettate, sperano con grande forza che tutto si risolverà e che saranno capaci di adattarsi a una realtà che sarà diversa. Anche questo atteggiamento è qualcosa che possiamo imparare da loro».

Fonte Vanity Fair

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