Dott.ssa katrin Di Lorenzo

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Dott.ssa Katrin Di Lorenzo

Psicologa – Psicoterapeuta

Cyberbullismo: cos’è e come combatterlo

Il cyberbullismo è un fenomeno subdolo e molto diffuso tra i nostri bambini e ragazzi. Ecco in cosa consiste e come difendersi Il cyberbullismo, il bullismo perpetrato in rete quindi, rappresenta una vera e propria emergenza sociale (il 34% del bullismo è online) e i dati raccolti negli ultimi anni confermano l’incidenza del fenomeno. Da una ricerca europea svolta nell’ambito dell’“Europe Anti-Bullying Project”, su un campione di ragazzi provenienti da 6 Paesi EU, e svolta in Italia da Telefono Azzurro – su un campione rappresentativo a livello nazionale, composto da studenti di diverse scuole secondarie di I e II grado – è risultato che il 15,9% dei ragazzi italiani è vittima di bullismo, online o offline. Nell’ultima indagine condotta da Telefono Azzurro e Doxa kids su un campione di 600 12-18enni italiani quasi 1 ragazzo su 10 (8%) di quelli intervistati ha dichiarato di aver diffuso informazioni/video che umiliano qualcuno. Più di 1 ragazzo su 6 (21%) ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo e più di 1 su 10 (12%) individua in Internet il contesto in cui sono avvenute queste violenze con maggiore frequenza. Ciononostante, il reale impatto del cyberbullismo è spesso sottovalutato. Per fare maggiore chiarezza, ma soprattutto per capire come far fronte a questo fenomeno, che può anche avere gravissime conseguenze (non sono pochi i ragazzini che decidono di farla finita a causa del cyberbullismo o del bullismo), abbiamo chiesto delucidazioni a Katrin Di Lorenzo, psicologa, psicoterapeuta con adulti, bambini e adolescenti in setting individuale e di gruppo, psicodiagnosta in età evolutiva ed esperta in Psicologia Giuridica (ambito civile e penale). Ecco cosa abbiamo scoperto. Cyberbullismo: in cosa consiste esattamente? «Il cyberbullismo è una particolare manifestazione di un fenomeno più ampio che è il bullismo. Si tratta di comportamenti di prepotenza volti a intimorire, mettere in imbarazzo, escludere, molestare altri individui spesso coetanei, attraverso l’uso di Internet e delle tecnologie digitali. Questi atteggiamenti sono perpetrati nel tempo da un soggetto o da un gruppo verso un soggetto percepito come più debole; la vittima è spesso scelta tra il gruppo dei pari. È importante precisare che è sempre più difficile, forse anche poco sensato, distinguere la vita reale dalla vita online di preadolescenti e adolescenti; la prima entra, contagia e sfuma nella seconda senza confini precisi e questo anche per quanto riguarda i comportamenti dei bulli». Esistono leggi contro questo fenomeno? «Il 18 maggio del 2017 è stata approvata la legge 71/2017 a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo; questa legge riguarda in modo ampio diversi comportamenti che possono essere espressione del cyberbullismo: diffamazione, ricatto, molestia, trattamento illecito di dati personali, furto d’identità, denigrazione… La legge, inoltre, dà alla scuola un ruolo importante nella prevenzione e nella gestione degli atti di cyberbullismo. Il corpo docente ha molto spesso un compito importante nella gestione di questo fenomeno, proprio perché nella maggior parte dei casi queste dinamiche hanno origine e si sviluppano in ambiente scolastico». Qual è l’aspetto più subdolo del cyberbullismo? «Un aspetto molto importante del cyberbullismo è che lo spazio e il tempo vengono alterati. Mentre nel bullismo il pubblico degli atti di bullismo è il gruppo dei pari presente e il luogo in cui questi avvengono e sono visibili sono quelli in cui sono presenti bullo e vittima, nel mondo online le prese in giro possono essere visibili in tutto il mondo e da un numero infinito di persone». Cyberbullismo in italia: i numeri. Quante sono le vittime? È diffuso solo tra bambini e adolescenti o anche tra adulti? «Secondo i dati Istat del 2019 il 22% delle vittime di bullismo è stato colpito da cyberbullismo, le maggiori vittime si registrano tra gli 11 e i 17 anni; si registra, inoltre, un aumento di questo fenomeno tra i preadolescenti (11/13 anni). In entrambi i casi si riscontrano maggiori vittime tra le ragazze rispetto ai ragazzi. Il fenomeno del cyberbullismo è tipico e in larga misura più presente negli ambienti scolastici, ma può anche verificarsi una modalità di vessazione, molestia o messa a disagio di adulti in ambienti lavorativi sempre attraverso l’uso delle nuove tecnologie». Chi è la vittima ideale del cyberbullo? «È molto spesso un soggetto debole, che ha degli aspetti di diversità rispetto alla maggior parte del gruppo (credo religioso, difetti fisici, fragilità mentali e/o emotive, etnia differente…), inoltre spesso è un individuo introverso, timido e non bene inserito nel gruppo dei pari. Lo caratterizza anche una bassa autostima e una predisposizione all’isolamento. La modalità degli attacchi del cyberbullismo rende la vittima ancor più disarmata e indifesa: i suoi segreti, le sue fragilità e i suoi difetti possono essere resi visibili in pochissimo tempo a un numero enorme di persone conosciute e non». Come si comporta esattamente un cyberbullo e perché lo fa? Qual è il suo profilo psicologico, nella maggior parte dei casi? «Il cyberbullo è spesso una persona conosciuta dalla vittima; può agire da solo o può essere supportato da altri cyberbulli. Rispetto al “classico bullo”, in questo contesto chi compie questi atti è protetto dall’anonimato, può agire dalla sua stanza lontano dalla vittima, può avere anche un profilo fake (falso) o un nickname. Il cyberbullo ha spesso atteggiamenti e comportamenti aggressivi e di predominanza nei confronti dei coetanei e, spesso, anche degli adulti. Si mostra incurante delle regole che caratterizzano la vita sociale e comune, mostra un’immatura capacità relazionale e affettiva e una scarsa capacità di gestire le proprie emozioni. Il cyberbullo può agire per noia e/o per divertimento, spesso queste azioni sono a lui utili per scaricare frustrazioni o vissuti personali negativi di cui non è consapevole e che mette nel mondo attraverso azioni aggressive e denigratorie verso i più deboli. Infatti, spesso, dietro ai suoi comportamenti e al come si mostra agli altri, si cela una struttura di personalità e un mondo interno caratterizzato da insicurezza e fragilità. Ovviamente questo non giustifica il disagio, il dolore e la grave situazione della vittima». Quali sono gli argomenti preferiti del cyberbullo su cui attaccare gli altri? «Non esistono temi precostituiti, ma si possono trovare aspetti generali intorno ai quali ruotano le denigrazioni, le offese o i comportamenti esclusivi: aspetto fisico o abbigliamento particolare, colore della pelle, orientamento sessuale, credo religioso… Oppure alcune vittime possono essere prese di mira per delle loro eccellenze che fanno provare al cyberbullo vissuti di inferiorità. Solitamente si tratta di una vittima che fa parte del gruppo dei pari (a scuola o in ambito sportivo) del bullo. La vittima viene umiliata e il cyberbullo fa in modo che anche il gruppo sia portato ad accanirsi contro di lei. Nel cyberbullismo l’essere “protetti” dall’anonimato può creare un accanimento maggiore verso la vittima e una sorta di distorsione cognitiva per cui si tende a minimizzare la gravità e l’importanza delle accuse, degli insulti, delle denigrazioni fatte verso la vittima. Il non vedere in faccia la vittima durante questi comportamenti può far credere al/ai carnefici che in fondo il soggetto non stia soffrendo così tanto e, contemporaneamente dietro lo schermo di un computer, il cyberbullo perde i freni inibitori e può lasciarsi andare maggiormente». Quali sono le minacce tipiche che il cyberbullo riserva alla vittima? «Può trattarsi di minacce vere e proprie, ma soprattutto di commenti, pareri, scritte, foto e pensieri messi online che denigrano, offendono e/o rendono pubbliche informazioni private della vittima». Cosa possiamo fare noi genitori per proteggere i nostri figli? «Innanzitutto è fondamentale ricordarsi che per preadolescenti e adolescenti non è mai facile parlare ai propri genitori di aspetti personali della loro vita, a questo si deve aggiungere la vergogna che in questo caso specifico possono provare e il pensiero di non voler far preoccupare i propri genitori. Per questo spesso i ragazzi parlano ai genitori solo dopo diverso tempo che sono vittime di cyberbullismo. Quando il ragazzo si apre è importante che i genitori ascoltino senza giudicare e in modo empatico. I genitori per aiutare il proprio figlio devono poi essere attenti a non cancellare le tracce del cyberbullismo (gesto che potrebbe venire spontaneo) perché esse sono prove importanti, devono immediatamente cercare un riscontro degli accadimenti con la scuola o gli adulti del contesto di riferimento, non sottovalutare questi gesti considerandoli “ragazzate”, aiutare il proprio figlio a non perdere la fiducia negli altri e a recuperare la propria autostima, aiutarlo a vincere la paura di andare a scuola, allertare (se necessario) la polizia. È importante consigliare al ragazzo di ampliare il proprio cerchio di amicizie e a coltivare le proprie passioni alimentando i propri punti di forza, in modo da poter nuovamente credere in se stesso. Se questi comportamenti volti ad andare oltre i fatti accaduti non risultano efficaci, è molto importante consultare un esperto che aiuti la vittima a superare i suoi vissuti di vittima». Quali conseguenze può portare il cyberbullismo sulla psiche della vittima? E fisicamente? «Il cyberbullismo può essere molto dannoso per la vittima, per il suo benessere sociale, scolastico, psicologico e fisico. I ragazzi oggetto di questi atti possono sviluppare gravi stati d’ansia, di angoscia e importanti vissuti depressivi (fino a profondi stati depressivi veri e propri che possono anche portare a comportamenti suicidari). Possono anche vedersi inficiate le abilità cognitive (concentrazione e attività mnestiche) con un conseguente calo, anche importante, nel rendimento scolastico; inoltre si può manifestare una forma di isolamento tale per cui la vittima tende a uscire sempre meno di casa (anche fino a una chiusura sociale totale). Fisicamente possono svilupparsi malesseri e somatizzazioni simili a quelle che si verificano in forti situazioni di stress o in seguito a eventi traumatici». Il progetto “Cyberbulli Noo!” Negli ultimi anni molte scuole, a partire dalle secondarie di primo grado, stanno prevedendo all’interno del loro progetto formativo attività mirate alla prevenzione del fenomeno del cyberbullismo. Tra queste è in fase di partenza “Cyberbulli Noo!”, un progetto ideato da Oreste Castagna, volto televisivo amico di genitori e bambini, in collaborazione con Silvia Barbieri, attrice, regista e drammaturga: un vero e proprio viaggio mediatico nel fenomeno del cyberbullismo per sensibilizzare alunni, insegnanti e genitori su questo tema così delicato. Un laboratorio innovativo che coinvolge gli studenti in prima persona con metodi multimediali e tecniche teatrali, “Cyberbulli Noo!” è stato creato in risposta a un fenomeno che non accenna a diminuire. Durante lo spettacolo, i ragazzi possono condividere le proprie sensazioni con il pubblico attraverso la piattaforma www.cyberbulli.com, mentre Oreste Castagna rinforza la convinzione che Internet sia un luogo fantastico che offre una ricchezza inestimabile di informazioni, conoscenza e contatti umani. Ha però anche gli stessi difetti, e può trasformarsi in uno strumento che ferisce. I ragazzi vengono poi invitati a salire sul palco per interagire in modo teatrale, provando emozioni vere fatte di sguardi, voci ed esperienze. La provocazione porta quindi a una riflessione, ad un’azione: “Parlatene e fatevi aiutare” è il monito di Oreste. Presenti anche gli insegnanti e i genitori, che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione di questo fenomeno, ma che troppo spesso restano all’oscuro di ciò che accade in rete. Lo stesso stimolo è rivolto a enti, istituzioni e associazioni che partecipano al progetto, con l’intento di creare una rete tra i partecipanti affinché tutti, insieme, possano diventare attori del cambiamento. Dopo il via dal polo scolastico di Grumello del Monte (BG), comprendente 7 istituti e più di 1000 ragazzi, l’obiettivo è di portare “Cyberbulli Noo!” nel maggior numero di scuole italiane per sensibilizzare alunni, genitori, insegnanti e istituzioni verso un fenomeno che si sta imponendo con sempre maggiore frequenza.   Fonte Vanity Fair

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